Urna cineraria

Questo vaso, di grosse dimensioni per la categoria, è un’urna cineraria, ossia destinata a contenere le ceneri del defunto cremato (da alcune analisi, pare si tratti di una donna). E’ databile alla II metà del I sec. a.C.  ed è in alabastro, pietra della quale esistevano due qualità : una, il cd. alabastro gessoso, utilizzato in aria etrusca ; l’altra, il cd. alabastro orientale (quello del nostro caso), proveniente dall’Egitto, dove esisteva proprio la città di Alabastro.
Il contenitore presenta un piccolo coperchio con ansa forata, labbro leggermente rivolto all’esterno, collo basso, due piccole anse verticali ad orecchio impostate sulla spalla, corpo cilindrico leggermente assottigliato verso l’alto; manca il piede. Collo, spalla e parte alta del ventre sono privi di decorazioni; gran parte del ventre appare invece baccellato (con incisioni verticali).
Come si ricava dall’esistenza di altri esemplari molto simili e contemporanei provenienti da area etrusca (necropoli di Sarsina), si tratta di reperti particolarmente pregiati, la cui qualità è testimoniata addirittura dal riutilizzo di urne cinerarie egizie di questo genere da parte di importanti personaggi romani.